Nell’antica città di Torreluna, un imponente orologio dominava la piazza principale del borgo, incastonato nella torre più alta del municipio: una struttura in ferro battuto, con un unico quadrante e lancette spesse; non aveva ornamenti elaborati, né complicati meccanismi: un solido testimone del tempo, costruito chissà quando, con numeri romani incisi e una campana che suonava ad ogni ora.
Era lì, da generazioni.
Dietro la torre, in una casa vecchia e malridotta, viveva Luca, un giovane attento e curioso.
Una notte d’estate, mentre studiava, notò qualcosa di strano: udì tredici colpi a mezzanotte, uno in più del solito.
Intrigato da questo mistero, Luca decise di indagare. Dopo aver consultato vecchi manoscritti e aver parlato con gli anziani del paese, scoprì un antico diario nascosto in una cripta sotto la biblioteca cittadina. Il diario apparteneva ad Elric, il maestro orologiaio che aveva costruito l’orologio astronomico, secoli prima. Nel diario, Elric rivelava un segreto: ogni cento anni, l’orologio suonerebbe tredici colpi a mezzanotte, indicando, per qualche giorno, l’apertura di una stanza segreta.
Luca tornò all’orologio la notte successiva. Notò che il numero VI era leggermente distaccato dal quadrante, rivelando una piccola leva. Luca la tirò e d’improvviso sentì un meccanismo scattare. La base dell’orologio, che era sempre stata solida, iniziò a dividersi lentamente, rivelando una scala a chiocciola che conduceva verso il basso.
Con il cuore in gola, Luca scese lungo la scala. Dopo un minuto appena, giunse in una stanzetta umida e polverosa. Al centro c’era un piedistallo, sempre in ferro battuto, con sopra un rotolo di pergamena.
Lo aprì facilmente ed iniziò a leggere: – A te, viandante del tempo, che tra le onde dell’eternità sai scorgere e scegliere gli istanti più preziosi, affido il dono più sacro ed immenso: Il tempo stesso. Cullalo tra le braccia dell’amore, dissetalo dalle fonti della conoscenza… e troverai, in esso, la chiave dell’esistenza.