Circa 25 anni fa: un amico, una panchina, il primo vero freddo, la luce di un vetusto lampione, discorsi sul futuro, dietro ai quali si nascondeva la mia provvidenziale incoscienza… in tasca una cioccolata, comprata poco prima in un caffè che oggi non c’è più. – Che ti fa di sapere che non prenderai la patente? – mi diceva – Non sei preoccupato? – Non avevo risposta da dare: non m’importava davvero della patente… e quella sera, né io, né lui potevamo sapere che il nostro viaggio più bello lo avremmo fatto in treno!
Ecco, sono cresciuto così: cercando alternative, soluzioni, opportunità, lati positivi, tenendo la mia mente sempre ben aperta… Non potrò mai sfogliare un libro di carta, ma ne ho letti centinaia! Le piccole gaffe che commetto con i miei alunni servono a farci ridere e ad avvicinarci di più! Chiedere a mia figlia di avvisarmi se c’è un gradino, trovo sia un modus educandi di tutto rispetto!
Potrei andare ancora avanti per molto, ma purtroppo c’è un punto di vulnerabilità in tutto questo: un infinito vuoto che nessuna tecnologia, nessun libro letto, nessuna descrizione potrà mai colmare: mai! È forse questa la mia vera disabilità… perché magari saprò raccontare ogni dettaglio di questo dipinto (autore, supporto, formato, contesto storico-artistico, rappresentazione, ipotesi di interpretazione, passaggi di proprietà ecc.), ma non potrò mai capirlo, né sentirlo in modo autentico! La porta dell’arte per me resterà sempre aperta a metà, come questo capolavoro, dopo cinque secoli, ancora avvolto dal mistero!