1) Da dove nasce la tua passione per la materia che insegni e per le lezioni private?
Anche se banale, non posso far altro che rispondere così: la mia passione per la Storia nasce anzitutto dall’irresistibile fascino della narrazione: eventi, luoghi, intrecci, conquiste, errori, personaggi… Cicerone insegnava che la Storia è maestra di vita: sarà così; dopotutto è questo che diciamo ai ragazzi in aula. Tuttavia, penso ci sia molto di più perché la Storia è prima di tutto ispiratrice nella vita! Dalla narrazioni di individui, comunità e popoli che hanno affrontato e superato enormi sfide, i giovani possono attingere coraggio e determinazione. Gli eventi storici come la lotta per i diritti civili, le rivoluzioni politiche e le innovazioni scientifiche possono motivare i ragazzi e le ragazze ad impegnarsi per sostenere il progresso, nel rispetto dei valori di giustizia ed uguaglianza. Inoltre, la Storia ispira ad apprezzare la diversità e la complessità del mondo, offrendo una prospettiva unica sull’interazione di culture, ideologie e visioni diverse. Inoltre c’è da dire che la Storia non è un campo di studio isolato: interagisce e attinge da una moltitudine di altre discipline, tra cui antropologia, politica, diritto, economia, sociologia, filosofia, psicologia, scienze ed arti. Questa interdisciplinarietà può ispirare gli adolescenti ad esplorare e vedere le connessioni tra diversi campi di studio, stimolando la loro curiosità intellettuale ed aiutandoli a compiere scelte più precise per la loro vita. Quando hai una passione, la cosa più bella che puoi fare è condividerla: per queste ed altre ragioni ho scelto di lavorare come docente nella Scuola Secondaria ed offrire lezioni private come libero professionista.
Indice dei contanuti
ToggleSpesso, la richiesta di lezioni private risuona quando si tratta di risalire la china di un voto scolastico non all’altezza. Le cause possono essere molteplici, dal disinteresse per la materia ad un metodo di studio non efficace. In entrambi i casi, come insegnante, mi trovo di fronte ad una sfida entusiasmante e coinvolgente. L’interazione didattica 1 a 1 è un viaggio pedagogico irripetibile: non c’è una classe, ma solo lui (o lei) e la Storia. Questo mi permette di personalizzare l’insegnamento, di adattarlo alle esigenze specifiche dell’allievo, di focalizzarmi sulle sue difficoltà e di lavorare per trasformarle in un’opportunità di crescita. Non si può non amare la Storia… è solo che spesso viene vista o presentata come un labirinto di eventi “soporiferi”, scollegati dalla trama della vita quotidiana, ma basta entrarci dentro, accompagnati dalla persona giusta… ed ecco che scoppia la magia!
2) Quali sono le tematiche che preferisci trattare con gli allievi? E quali sono quelle che ti piacciono meno?
Tutta la Storia è affascinante: non ho preferenze. Anche a volerla cercare con attenzione, non c’è una tematica della Storia che mi piace di meno. Forse sono meno preparato nell’ambito della preistoria e dell’evoluzione del genere homo, ma dopotutto questi argomenti non fanno parte a pieno titolo della disciplina.
3) Quali sono i tuoi modelli o punti di riferimento? C’è stato un insegnante o un’opera in particolare che ti hanno segnato e ispirato?
Questa è sempre la domanda più difficile: posso elencare una serie di autori e opere particolarmente importanti nel mio processo di formazione, ma sicuramente ciò che ha influenzato di più è nascosto sotto il velo della mia inconsapevolezza.
Tuttavia, tra i miei punti di riferimento figura indubbiamente lo storico britannico Edward Hallett Carr. La sua idea che la Storia sia un fenomeno interpretativo, ha avuto un grande impatto sul mio approccio alla disciplina. Carr sosteneva che ogni generazione riscrive la storia per rispondere ai bisogni del presente, sottolineando così l’importanza del contesto e della prospettiva nell’interpretazione degli eventi storici. Dopotutto, pensiamoci bene: il percorso greco antico, dalla poesia epica di Omero alla storiografia obiettiva di Tucidide, passando per la visione enciclopedica di Erodoto, non rifletteva proprio questa esigenza?
Un altro modello per me è Marc Bloch, soprattutto per aver introdotto il concetto di analisi storica, contrapposta alla semplice descrizione storiografica.
Un ulteriore riferimento per me è lo storico contemporaneo Timothy Snyder, autore di “Terra di sangue”. Snyder è un esperto di storia dell’Europa centrale e orientale; il suo lavoro mi ha aiutato a comprendere meglio il complesso intreccio di eventi che ha portato alle tragedie del XX secolo. Il suo approccio analitico, attento ai dettagli e alla comprensione delle dinamiche politiche e culturali, è un esempio di come la storia dovrebbe essere studiata e insegnata, anche se purtroppo non vi è sempre il tempo e il modo di approcciarsi alla Storia in questi termini.
Potrei citare tanti altri autori e correnti storiografiche, anche in riferimento a come la Storia è stata analizzata, studiata e scritta nel corso del tempo, ma vorrei concludere questo elenco con l’italiano Carlo Ginzburg, una figura di spicco nel campo della microstoria. Con la sua opera “Il formaggio e i vermi”, Ginzburg ha dimostrato come l’esame di una singola vita possa rivelare dettagli profondi e illuminanti sulla società in un certo periodo storico. Il suo approccio ha profondamente influenzato la mia pratica di insegnamento, sottolineando come sia importante concentrarsi non solo sugli eventi di vasta portata e sui grandi personaggi, ma anche sulle vite degli individui comuni per capire appieno il contesto storico.
Di insegnanti, a sculoa, ne ho avuto tanti, ma nessuno di essi ha lasciato in me un segno profondo, forse perché – come si vedrà in seguito – nessuno scommetteva sulla mia vocazione umanistica: tutti a scuola mi davano per un futuro esperto di informatica. Nel corso del tempo, tuttavia, ho deciso che lo stile di insegnamento giusto poteva essere solo uno, quello del mio docente di Letteratura Italiana Contemporanea che ho avuto all’Università: lezioni chiare, semplici, dirompenti, appassionate, mai banali; un insegnante che non cambiava volto, né dentro, né fuori dall’aula.
4) Quali sono, secondo te, le qualità necessarie per essere un buon insegnante o un esperto nel tuo dominio?
Non ho la ricetta magica, ma un alunno, tempo fa, mi disse: “Prof. onesto! te so stato a sentì solo per quanto se vede che sei appassionato!”. A questo, aggiungo che per me è di fondamentale importanza ascoltare l’alunno, prima di avere la pretesa di insegnargli qualcosa.
5) Raccontaci un aneddoto divertente o particolare relativo alla tua formazione o ad una esperienza di lezione!
Davvero volete che vi parli della “guerra sottomarina” tra Ittiti e Fenici?
6) Rassicuraci, anche tu, come tutti noi, hai riscontrato qualche difficoltà a scuola.. ?
Certo! In quinto superiore, anche a me è stato regalato il 6 in matematica.
7) Quali sono le tue passioni, oltre alla materia che insegni?
Io offro anche lezioni private di Letteratura Italiana e di Copywriting per il web. Per il resto adoro stare con la famiglia, leggere, scrivere storie, poesie e chiacchierare con gli amici, davanti a una bella tazza di caffè.
8) Cosa ti rende un grande Superprof (oltre al fatto di aver risposto a questa intervista :-P)?
Mi rende un Superprof il fatto che sono un esperto in progettazione educativa con grande esperienza nella formazione a distanza, dalla progettazione didattica alla programmazione web (che ho studiato da autodidatta). Ai miei allievi offro la registrazione della lezione (per 60 giorni), slides per orientare i processi di apprendimento, consultazione online dell’atlante storico, domande guida per facilitare lo studio individuale e simulazioni di verifica; il tutto comodamente accessibile da un’area didattica personale online.