Un Santuario per la mente e la Creatività
In un’epoca di incessante rumore e movimento… in un mondo che si muove a ritmo frenetico, dove oramai strumenti come il denaro e la tecnologia si sono affermati come fine di tutto, anziché mezzi per raggiungere nobili obiettivi, c’è un bisogno fondamentale che spesso trascuriamo: il bisogno di fermarci e riflettere.
Non sto parlando della semplice e banale pausa o di un breve distacco dalla routine, momenti in cui, tra l’altro, diventiamo spesso facili prede del mercato (smartphone… tv… shopping ecc. ecc.), ma di un’esperienza più profonda e significativa, in un luogo che ispiri la riflessione.
Il pensatoio, nel mio caso, è un semplice sedile di legno, immerso nella natura.
In un’analisi comparativa tra il contesto psicologico e quello naturale, il pensatoio può essere equiparato metaforicamente al lettino dello psicanalista, fungendo da facilitatore di introspezione e autoanalisi, mentre la natura, nel suo ruolo di entità esterna osservante, assomiglia alla figura del terapista, offrendo uno spazio di riflessione non guidata, ma stimolante, simile a un ambiente terapeutico che favorisce l’emergere spontaneo di insight personali.
Nel mio pensatoio trovo la tranquillità necessaria per ascoltare la mia mente, per districare i complessi intrecci dei miei pensieri, per dare spazio a quell’ispirazione che altrove sarebbe soffocata.
Molti grandi della Storia hanno cercato e trovato il proprio pensatoio: I boschi di Vienna per Beethoven, Il Colle dell’Infinito per Leopardi, le capanne di Hanry Thoreau e Mark Twain, il cottage di Virginia Woolf, la Casa Azul di Frida Kahlo e potremmo andare avanti quasi all’infinito…
Il mio augurio per te, lettore, è che tu possa trovare il tuo pensatoio. Prenditi del tempo: una volta che lo hai trovato, trattalo come un luogo sacro. Sarà la tua cura, il tuo laboratorio, il tuo palcoscenico mentale… e in quel luogo, ogni tanto, ricorda di fermarti e semplicemente… respirare.