No, questo non è il solito articolo noioso sull’IA. In questo post voglio condividere alcune riflessioni su un’altra incredibile frontiera dell’Intelligenza Artificiale: l’AGI (Artificial General Intelligence) che a me piace chiamare IA multipotente, mentre molti la definiscono IA forte.
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ToggleQualunque definizione si voglia adottare, l’obiettivo è ambizioso: creare un’intelligenza artificiale capace di comprendere, apprendere e adattarsi in modo flessibile a una vasta gamma di compiti, proprio come farebbe un essere umano. Infatti, a differenza delle IA specializzate, che operano in ambiti ristretti (esempio: ChatGTP), l’AGI possiede capacità cognitive trasversali, permettendole di affrontare problemi nuovi e trasferire conoscenze tra contesti differenti. Ebbene si: utilizzo il presente perché molte aziende, al loro interno, hanno già sviluppato e sperimentato questi modelli con grande successo.
L’AGI e la trasformazione tecnologica: un paragone storico
Per comprendere l’impatto che l’AGI potrebbe avere sulla nostra società, è utile guardare al passato. Alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, il mondo fu trasformato da una serie di innovazioni che cambiarono profondamente l’economia e la vita quotidiana. L’introduzione dell’elettricità permise di superare i limiti delle fonti energetiche tradizionali, il motore a combustione interna rivoluzionò i trasporti, la catena di montaggio ottimizzò la produzione industriale, la telegrafia e la radio resero possibile la comunicazione istantanea su lunghe distanze. Queste innovazioni ridefinirono il ruolo delle persone nel mondo del lavoro.
Oggi, l’AGI potrebbe rappresentare un punto di svolta altrettanto significativo. Così come la seconda rivoluzione industriale sostituì il lavoro manuale con le macchine, l’intelligenza artificiale potrebbe automatizzare molte attività cognitive, ridefinendo il concetto di lavoro intellettuale. La capacità di interconnettere sistemi, elaborare enormi quantità di dati e prendere decisioni autonome porterà cambiamenti che, come allora, potranno essere tanto entusiasmanti quanto destabilizzanti.
Tre dinamiche fondamentali
La Storia pertanto ci insegna che anche l’evoluzione dell’IA segue alcune leggi economiche e tecnologiche che potrebbero modellare il nostro futuro:
- L’intelligenza di un modello di IA cresce proporzionalmente alla quantità di risorse investite nella sua formazione e nel suo funzionamento.
I fattori principali che determinano la crescita dell’IA sono la capacità di calcolo, la quantità e qualità dei dati utilizzati per l’addestramento e la potenza computazionale necessaria per l’inferenza. Le attuali ricerche indicano che la crescita dell’intelligenza è prevedibile e continua finché si aumentano queste risorse, suggerendo che il progresso non si fermerà, a meno che non si verifichino eventi al momento imprevedibili… almeno per me. - Il costo dell’IA sta diminuendo drasticamente, rendendola sempre più accessibile.
Negli ultimi anni, il costo per utilizzare un determinato livello di intelligenza artificiale è crollato rapidamente: ogni anno il prezzo per unità di elaborazione si riduce di circa dieci volte (Sam Altman, marzo 2025). Questo trend ha accelerato l’adozione dell’IA in ogni settore, rendendola uno strumento essenziale per imprese, istituzioni e cittadini comuni. Come il transistor ha permesso la rivoluzione digitale abbassando il costo del calcolo, l’IA sta avendo un effetto simile sul costo dell’intelligenza. - L’aumento dell’intelligenza disponibile genera un valore economico che cresce in modo esponenziale.
Più un sistema diventa avanzato, maggiore è la sua capacità di creare valore. Tuttavia, l’impatto dell’IA non cresce in maniera lineare, ma supera le aspettative grazie agli effetti moltiplicativi delle innovazioni che introduce. Questo spiega perché l’investimento in intelligenza artificiale continua ad aumentare senza segni di rallentamento e perché le aziende tecnologiche stanno destinando risorse sempre più ingenti al suo sviluppo.
Nuovi scenari lavorativi
Il 2025 sarà ricordato come l’anno degli agenti IA, programmi in grado di collaborare con gli esseri umani come veri e propri colleghi digitali. Immaginiamo un assistente virtuale capace di svolgere compiti complessi in ambiti come il software engineering, la ricerca o la gestione aziendale. Anche se non ancora in grado di innovare autonomamente o di operare senza supervisione, questi strumenti potrebbero rivoluzionare interi settori.
Ora immaginiamo non solo un agente, ma migliaia, o addirittura milioni, di agenti AI che operano simultaneamente in diversi ambiti. Il loro impatto potrebbe essere paragonabile a quello avuto dal transistor nella rivoluzione digitale: un’innovazione che pervade ogni aspetto dell’economia e della società, trasformandoli profondamente.
Opportunità e Rischi
L’AGI promette enormi benefici: progressi nella ricerca scientifica, soluzioni a problemi oggi irrisolvibili e un aumento senza precedenti della produttività. Tuttavia, presenta anche problemi, soprattutto in termini di equità nella distribuzione dei benefici.
Se il costo dell’intelligenza artificiale continua a scendere, potremmo assistere a una riduzione drastica dei prezzi di molti beni e servizi. Tuttavia, il mercato del lavoro potrebbe subire profondi cambiamenti, con il rischio di creare nuovi squilibri tra capitale e lavoro. Per evitare disuguaglianze eccessive, sarà fondamentale sviluppare strategie che permettano una distribuzione equa delle opportunità offerte dall’IA.
Un futuro aperto alle scelte umane: Il ruolo della Scuola
Di fronte a un mondo in trasformazione, la scuola deve rivedere il proprio ruolo e i propri obiettivi. Insistere su un modello educativo che punti a formare meri operatori rischia di essere davvero anacronistico: le professioni tecniche e pratiche saranno sempre più automatizzate, mentre le competenze chiave saranno quelle legate alla capacità di pensare e decidere in un contesto in continua evoluzione.
La didattica deve sviluppare negli studenti la capacità di osservare, ragionare, criticare e prendere decisioni consapevoli. Questo significa andare oltre l’approccio puramente tecnico, ma anche mettere a nudo mito del fare pratica, al fine di favorire una formazione che integri la riflessione filosofica, l’analisi storica, il pensiero scientifico e l’innovazione tecnologica.
Come sosteneva Edgar Morin, è essenziale sviluppare il pensiero complesso, capace di collegare saperi diversi e affrontare problemi interdisciplinari. Yuval Noah Harari evidenzia che l’istruzione non deve più limitarsi a trasmettere informazioni, ma deve insegnare la capacità di interpretarle criticamente, sviluppando creatività e adattabilità.
E noi, che consideriamo come obiettivo prioritario la preparazione dei ragazzi all’Esame di Stato…
Preparare i nostri ragazzi al futuro significa dotarli di strumenti per comprendere e governare il cambiamento, piuttosto che subirlo.