Un punto cruciale nella didattica riguarda proprio l’analisi tecnica che spesso nella scuola sembra davvero prevalere su tutto, con un approccio che a volte tratta la poesia come un cadavere scongelato da dissezionare insieme al docente. Brutta cosa!
Metrica, figure retoriche… gli studenti non dovrebbero essere introdotti a questi concetti prima di essere educati alla sensibilità poetica. In altre parole, una figura retorica non è qualcosa che prima si insegna, poi si scopre: è qualcosa che prima si sente, si vive emotivamente, e solo successivamente, se necessario (se coerente con l’ordine di scuola), può essere insegnato come concetto tecnico. Altrettanto vale per la metrica: inutile sapere che abbiamo di fronte un sonetto, un componimento in endecasillabi e settenari se non percepiamo il ritmo, la musicalità quando leggiamo…
Quasimodo una volta disse: “La poesia non si insegna” perché nella sua essenza, è un’esperienza emotiva
Pasolini ha evidenziato come la poesia sia un mezzo per raggiungere verità profonde, dicendo: “La poesia è l’ultima verità, l’unica libertà”.
Gli insegnanti dovrebbero guidare gli alunni in questo viaggio… emozionarsi insieme a loro… persino piangere in aula se necessario, mostrando come la poesia possa davvero arricchire le loro vite.
No! “leggere A Sivia, pagina 55, 56 + commento a pagina 58, quindi sottolineare tutte le figure retoriche presenti nel testo” non è molto emozionante…
Leopardi scrisse: “Il piacere intellettuale della poesia consiste nel fatto che essa tocca mentre si legge; e quanto più tocca, tanto più piace”.
Ora vi prego… ditemi che ho scritto qualcosa di banale: mi sentirei molto più sereno.
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