Premessa
Oggi, il più antico metodo d’insegnamento è sotto scacco. Molti insegnanti, pedagogisti e ricercatori mettono in discussione la sua efficacia, evidenziando i limiti della lezione frontale, con particolare riferimento alla sua rigidità, staticità, unidirezionalità; ritenendola in sostanza incapace di adattarsi ai diversi modelli di apprendimento della classe. Tuttavia, secondo altri autorevoli pedagogisti come Paulo Freire, autore del libro “Pedagogia dell’oppresso”, è essenziale non perdere di vista il valore intrinseco di questa metodologia didattico e l’importanza di un approccio pedagogico equilibrato che sfrutti i successi e le potenzialità della tradizione, integrandoli con le nuove conquiste.
Indice dei contanuti
ToggleIn questo breve post, scritto di getto, vorrei tentare di esplorare sinteticamente i benefici della lezione frontale per il gruppo classe (il metodo che prediligo), puntando sui suoi caratteri di unicità, rispetto ad altre metodologie.
La cultura seduce le menti; l’entusiasmo apre all’ascolto
Carl Rogers, fondatore della Psicoterapia Centrata sulla Persona, sottolineava l’importanza dell’entusiasmo dell’insegnante nel favorire l’apprendimento. La lezione frontale offre infatti agli insegnanti preparati e appassionati la possibilità di trasformare la spiegazione in un’esperienza seducente e coinvolgente: come attore di se stesso, il docente può attrarre l’attenzione della classe, trasmettendo non solo conoscenze, ma anche il suo amore profondo per la materia.
Secondo molte teorie della pedagogia, l’entusiasmo dell’insegnante ha un ruolo chiave nell’apprendimento dei giovani discenti. L’entusiasmo può essere definito come un comportamento espressivo, emotivo e motivazionale dell’insegnante che si manifesta attraverso la sua voce, il suo sguardo, i suoi gesti, la sua espressione facciale e il suo discorso. Gli studi hanno dimostrato che quando un insegnante mostra entusiasmo per un argomento, gli studenti tendono a seguirlo, facilitando il raggiungimento degli obiettivi d’apprendimento.
Un importante studio sull’influenza dell’entusiasmo degli insegnanti sull’apprendimento degli studenti è “The effect of teacher enthusiasm on student learning: A meta-analysis” di Tom D. Kunter e Jürgen Baumert, pubblicato nel 2006 nel journal “Psychology in the Schools”. Questo studio ha condotto una meta-analisi di diversi studi precedenti, concludendo che l’entusiasmo dell’insegnante è fortemente correlato con l’apprendimento degli studenti e con il loro coinvolgimento nelle lezioni. Gli autori sostengono che l’entusiasmo degli insegnanti può migliorare l’apprendimento degli studenti aumentando il loro livello di attenzione, la loro motivazione e la loro capacità di elaborare le informazioni.
Questa visione è in sintonia anche con le idee di John Dewey, che vedeva l’insegnante come un facilitatore dell’apprendimento, capace di catturare l’interesse degli studenti e di coinvolgerli attivamente.
Coerenza didattica e controllo dei contenuti
La lezione frontale consente all’insegnante di mantenere il controllo totale sui contenuti e sul loro flusso.
Prima di tutto, l’insegnante ha la possibilità di strutturare il materiale in modo logico e coerente, in un ordine che facilita ed ottimizza la comprensione e l’apprendimento. Ad esempio, un docente potrebbe presentare prima i concetti di base e poi costruire su di essi introducendo concetti più complessi. Questa organizzazione permette agli studenti di costruire la loro comprensione passo dopo passo, partendo da ciò che già conoscono e aggiungendo nuove informazioni in un modo che ha senso.
In secondo luogo, l’insegnante può evidenziare i punti chiave e spiegare i concetti più complessi. Durante una lezione frontale, l’insegnante ha l’opportunità di concentrarsi su aspetti che ritiene particolarmente importanti o difficili da comprendere. Può sottolineare le connessioni tra diverse parti dei contenuti, fare esempi per chiarire concetti astratti e rispondere a domande.
In terzo luogo, l’insegnante può guidare gli studenti attraverso i processi di pensiero necessari per comprendere e applicare le informazioni. Questo aspetto è particolarmente rilevante alla luce della teoria di apprendimento del famoso psicologo Lev Vygotskij, seccondo il quale l’apprendimento avviene meglio quando gli studenti sono guidati attraverso i processi di pensiero da un esperto più competente. Questa guida, che Vygotskij chiama “zona di sviluppo prossimale”, aiuta gli studenti a sviluppare competenze che altrimenti potrebbero essere fuori dalla loro portata.
Un Equilibrio tra Esposizione e Partecipazione
Anche se la lezione frontale può sembrare una metodologia “one-size-fits-all”, può essere arricchita con esempi concreti, storie ed esperienze di vita per creare un legame personale con gli studenti. Inoltre, in combinazione con quanto affermato dei paragrafi precedenti la lezione frontale si presta alla creazione di momenti in cui gli studenti vengono invitati ad esprimere le proprie opinioni o a fare domande. Questa interazione arricchisce la lezione, stimola la riflessione critica e rende l’apprendimento più significativo. Questa dinamica pedagogica si riflette nelle idee di Jerome Bruner che ha sottolineato l’importanza dell’autonomia e della partecipazione attiva nello sviluppo dell’apprendimento.
Secondo Jerome Bruner, un altro grande pedagogista del XX secolo, l’educazione dovrebbe mirare a sviluppare l’autonomia dello studente. Una lezione frontale ben strutturata può essere il trampolino di lancio per l’indipendenza dell’apprendimento, fornendo agli studenti una base di conoscenze su cui costruire.
In conclusione
Pur rispettando le critiche, sembra impossibile – almeno per la mia esperienza – negare la centralità e i benefici della lezione frontale, la cui adozione – come ovvio – non esclude l’utilizzo di altri metodi didattici, bensì ne potenzia e ne migliora l’efficacia, se inserita adeguatamente nella struttura metodologica di un determinato percorso formativo.